
Filippo Maria Battaglia
Lo scrittore fisiologico
Uno scrittore fisiologico: così Alberto Moravia definiva Federigo Tozzi. Avvertendo subito però che il “sesso, in una fisiologia così repressa come quella di Tozzi, non ha alcun ruolo. Tozzi è fisiologico perché sente la vita come dolore del corpo prim’ancora che dell’anima. I personaggi di Tozzi fanno continuamente delle cose col corpo: rabbrividiscono, svengono vomitano, tremano, piangono, sudano, appetiscono, rigettano e così via. Il corpo per Tozzi, in mancanza di un’ideologia che ispiri e guidi l’azione, è la molla più frequente delle oscure e imprevedibili reazioni dei suoi personaggi. Eppure, alla fine, quando tutto è stato detto, bisogna sottolineare con enfasi che Tozzi, pur così corporale e imprevedibile, è uno dei più esatti e acuti descrittori della società italiana in quegli anni”.
Scoperto da due siciliani (Borgese e Pirandello), riscoperto da un piemontese, (Debenedetti), frainteso e incompreso da un toscano a diciotto carati (Pietro Pancrazi), Tozzi è stato uno dei miei scrittori preferiti dei vent’anni.
Un autore “poco abbordabile e poco facilmente definibile - ha detto di lui Cassola - perché non si sa fino a che punto critichi e fino a che punto rappresenti con compiacimento”. Ed è anche qui che sta la sua grandezza.
Lo conoscete? E sopratutto: qual è l’autore che più avete amato tra i venti e i trent’anni?
